Un amico mi disse Un amico, nel dopopranzo, mi disse qualcosa che di colpo mi fece pensare a un nocciolo che veniva tirato via dalla polpa. La parte più mobile, interna alla bocca, si era ritratta per lasciare spazio agli uncini che avrebbero azzannato l’endocarpo, più membranoso che legnoso, di quel frutto verbale. Divenne palese lo stringere dei denti su quella sfericità scivolosa che non tratteneva più le parole col loro giusto significato ma scivolavano via, dopo cinquant’anni, senza essere più speculari alla profondità del pensiero. Le parole hanno uno strano destino. Quelle che nascono dalla necessità non hanno significati diversi da quello che esseLeggi altro →